Il progetto Stargate e l’esperimento su Marte: la CIA e la visione remota
La CIA ha davvero esplorato Marte con la mente? Scopri il legame tra il Progetto Stargate e la sorprendente sessione di visione remota del 1984.
un esperimento fuori dal tempo
22 maggio 1984. In una stanza isolata, all’interno di una base militare americana, un uomo si accomoda su una sedia. Gli occhi sono chiusi, il respiro lento. Riceve un’unica istruzione: concentrarsi su una serie di coordinate. Non gli viene detto dove si trova il punto che sta osservando, né cosa dovrebbe vedere. Ma dopo pochi minuti inizia a parlare. Descrive piramidi sepolte nella sabbia, strutture colossali abbandonate, esseri umanoidi alti e magri, immersi in un sonno che sembra durare da millenni.
Solo alla fine si scoprirà: quelle coordinate indicavano Marte, un milione di anni fa.
Questo fa parte di un esperimento reale, condotto dalla CIA nel quadro del Progetto Stargate, un programma segreto avviato ufficialmente nel 1978 per esplorare l’uso della percezione extrasensoriale a scopi militari.
La nascita del Progetto Stargate
A metà degli anni Settanta, nel pieno della Guerra Fredda, l’intelligence americana riceve rapporti secondo cui l’Unione Sovietica starebbe investendo in ricerche psichiche. In un clima di sospetto e rincorsa tecnologica, la CIA decide di esplorare a sua volta un territorio finora ignorato: quello della mente umana come potenziale strumento di raccolta dati.
Nel 1978, prende così forma un progetto classificato, gestito in collaborazione con lo Stanford Research Institute, noto con vari nomi in codice (Grill Flame, Center Lane, Sun Streak), fino a essere ufficialmente ribattezzato Stargate all’inizio degli anni ’90.
L’ipotesi, per quanto azzardata, era chiara: alcune persone sarebbero in grado di “vedere” eventi o luoghi remoti, oltre le normali limitazioni dello spazio e del tempo. Se questa capacità fosse reale, avrebbe potuto offrire un vantaggio strategico senza precedenti.
L’obiettivo: usare la mente come strumento d’intelligence
Per oltre quindici anni, sensitivi selezionati e addestrati — i cosiddetti remote viewers — parteciparono a decine di sessioni. Alcune furono utilizzate per localizzare basi militari, sottomarini nascosti o ostaggi in territorio straniero. In altri casi, le visioni furono impiegate in contesti più sperimentali, come l’esplorazione di ambienti non accessibili con strumenti convenzionali.
Nel corso del progetto, emerse una figura chiave: Ingo Swann, considerato il fondatore del protocollo di visione remota controllata. Swann sosteneva di poter osservare pianeti del Sistema Solare senza ausilio di telescopi. Le sue descrizioni di Giove, ad esempio, anticiparono scoperte scientifiche avvenute anni dopo.
In questo contesto si colloca uno degli esperimenti più sorprendenti e controversi dell’intero programma: la visione remota del pianeta Marte, un milione di anni nel passato.
L’esperimento su Marte del 1984
Il documento, oggi disponibile negli archivi pubblici della CIA, è una trascrizione integrale della sessione condotta il 22 maggio 1984. Un viewer anonimo viene guidato in uno stato mentale alterato. Gli viene chiesto di osservare delle coordinate precise, senza sapere che indicano Marte. Né che il riferimento temporale è collocato un milione di anni fa.
Il risultato è un racconto lucido, dettagliato, inquietante.
Il soggetto descrive un paesaggio desertico, caratterizzato da piramidi ciclopiche e strutture crollate, come se un’intera civiltà fosse stata inghiottita da un cataclisma. Parla di tunnel sotterranei, camere di cristallo, e tecnologie sconosciute. Soprattutto, parla degli abitanti: esseri umanoidi alti e snelli, dall’aspetto decadente, come sospesi in uno stato di animazione sospesa.
“Stanno aspettando. Qualcosa è andato storto. Il pianeta non è più vivibile”, dice il viewer. Una frase che, nel contesto, lascia spazio a interpretazioni tutt’altro che banali.



La trascrizione originale, pubblicata dalla CIA la trovi disponibile è consultabile a questo link: https://www.cia.gov/readingroom/docs/cia-rdp96-00788r001900760001-9.pdf
Qui troverai il Progetto Stargate completo – Archivio completo CIA
Una civiltà perduta, o solo un’illusione?
È possibile che la mente del viewer abbia creato tutto questo? Che si tratti di una costruzione inconscia, influenzata da suggestioni, archetipi o immagini latenti? Gli scettici rispondono di sì: ciò che viene detto non può essere verificato, e non esiste prova scientifica di una civiltà antica su Marte.
Eppure, c’è un dettaglio che colpisce: la coerenza narrativa. La descrizione è lineare, senza contraddizioni, e mantiene un tono costante, come se non provenisse dalla fantasia, ma da una fonte precisa, anche se non identificabile.
In un contesto militare, questo tipo di risultato non può essere liquidato con superficialità. Al contrario, è stato archiviato e conservato per anni sotto classificazione.
Perché proprio Marte?
All’epoca dell’esperimento, Marte era già al centro di speculazioni. Le immagini della sonda Viking 1, inviate nel 1976, avevano mostrato formazioni geologiche anomale nella regione di Cydonia: tra queste, il celebre “volto” e strutture simili a piramidi. Sebbene la comunità scientifica avesse attribuito questi fenomeni a illusioni ottiche e processi naturali, l’interesse verso possibili segni di vita passata era tutt’altro che svanito.
L’esperimento del 1984, quindi, potrebbe non essere stato un test casuale. Potrebbe aver rappresentato un tentativo — alternativo e non convenzionale — di investigare quelle anomalie, sfruttando le tecniche sviluppate all’interno del Progetto Stargate.
L’eredità del progetto: chiudere, ma non dimenticare
Si ritiene che il Progetto Stargate fu ufficialmente chiuso nel 1995, dopo una valutazione commissionata dalla CIA stessa. Il verdetto? Le informazioni ottenute tramite visione remota erano troppo caotiche. Ma la decisione, più politica che scientifica, non cancellò i materiali raccolti. Decine di migliaia di pagine, tra trascrizioni, rapporti e valutazioni, furono archiviate — e solo in parte rese pubbliche negli anni successivi.
La sessione marziana del 1984 resta una delle più emblematiche. Non tanto per ciò che afferma, quanto per ciò che implica.
Per quasi vent’anni, un’agenzia governativa ha realmente investito risorse per esplorare il confine invisibile tra mente, realtà e spazio cosmico.
E in almeno un’occasione, quel confine è stato spinto oltre Marte, e forse oltre ciò che siamo disposti ad accettare come possibile.
Di Universo7p