Gli Anunnaki e il seme della vita
I testi sumeri ci informano, prima di tutto, che il “seme della vita” – l’alfabeto genetico – venne effuso sulla Terra da Nibiru durante la Battaglia Celeste, qualcosa come quattro miliardi di anni fa.
Se i processi evolutivi su Nibiru fossero cominciati solo l’uno per cento prima che si diffondessero sulla Terra, vorrebbe dire che lì l’evoluzione si sarebbe avviata quaranta milioni di anni prima che sulla Terra. È quindi piuttosto plausibile che i superuomini progrediti, gli Anunnaki, fossero in grado di viaggiare nello spazio mezzo milione di anni fa. È inoltre plausibile che giunti qui, abbiano trovato sulla Terra esseri intelligenti ancora allo stato di ominidi.
Provenendo dallo stesso “seme”, come Enki aveva scoperto e poi proposto, la manipolazione genetica era possibile. «L’essere di cui abbiamo bisogno esiste già!» spiegò. «Tutto ciò che dobbiamo fare è apporre la nostra impronta (genetica) su di esso.»
Si deve ritenere che a quel punto gli Anunnaki fossero a conoscenza del genoma completo dei Nibiruani, e fossero in grado di determinare il genoma degli ominidi non meno di quanto oggi noi si sia in grado di fare con il nostro. Quali caratteristiche specifiche Enki e Ninmah scelsero di trasferire dagli Anunnaki agli ominidi? Sia i testi sumeri che i versetti della Bibbia indicano che mentre i primi esseri umani possedevano parte della longevità (non tutta) degli Anunnaki, i due creatori negarono deliberatamente all’Adamo il gene dell’immortalità (cioè, l’estesa longevità degli Anunnaki coerente con il periodo orbitale di Nibiru).
Quali difetti, d’altro canto, rimasero celati nelle profondità del genoma ricomposto dell’Adamo?
Crediamo fortemente che se scienziati qualificati studiassero in dettaglio i dati riportati nei testi sumeri, si potrebbero ottenere valide informazioni biogenetiche e mediche.

Un caso sorprendente a questo proposito è l’affezione conosciuta come Sindrome di Williams. Colpendo circa una su 20.000 nascite, le sue vittime hanno un QI molto basso tendente al ritardo mentale; ma allo stesso tempo primeggiano in alcuni campi artistici.
Recenti ricerche hanno evidenziato che la sindrome presente in questi “idioti sapienti” (come a volte sono definiti) è causata da un minuscolo interstizio nel Cromosoma 7, che priva la persona di circa quindici geni. Una delle frequenti deficienze è l’incapacità del cervello di riconoscere quello che vedono gli occhi – lesioni alla vista; uno dei talenti più comuni è quello musicale. Ma questo è esattamente l’esempio citato nel testo sumero in cui all’uomo con lesioni alla vista Enki insegnò a cantare e a suonare!
Poiché all’inizio l’Adamo non poteva ancora procreare (obbligando gli Anunnaki a ricorrere alla clonazione), dobbiamo concludere che a quello stadio l’essere ibrido possedesse solo i ventidue cromosomi di base. Il tipo di indisposizioni, difetti (e cure) che la biomedicina moderna dovrebbe aspettarsi di trovare su quei cromosomi sono del genere e della varietà elencata negli scritti di Ninmah e Enki.
La successiva manipolazione genetica (che nella Bibbia traspare dal racconto di Adamo ed Eva nel Giardino dell’Eden) fu la concessione della capacità di procreare – l’aggiunta dei cromosomi X (femminile), Y (maschile) ai ventidue di base.
Contrariamente a quanto per molto tempo si è creduto, e cioè che questi due cromosomi non avessero altra funzione se non quella di determinare il sesso del nascituro, recenti ricerche hanno rivelato che i due cromosomi giocano ruoli più ampi e complessi. Una scoperta, questa, che per qualche ragione ha sorpreso gli scienziati, soprattutto per ciò che riguarda il cromosoma Y (maschile).
Queste scoperte confermarono, come una gratifica inaspettata, che come Eva, anche “Adamo” proveniva dall’Africa sudorientale.
Dove prese Enki – il Nachsach – i cromosomi X e Y? E qual era l’origine dell’mtDNA? Gli indizi disseminati nei testi sumeri
suggeriscono che Ninki, la sposa di Enki, giocò un ruolo cruciale nella fase finale della creazione del genere umano. Enki decise che sarebbe stata lei a conferire agli esseri umani il tocco finale, un’ulteriore eredità genetica:
Il destino del nuovo nato,
tu pronuncerai;
Ninki fisserà su di lui
L’immagine degli dèi.
Le parole riecheggiano la dichiarazione biblica che «a loro immagine e a loro somiglianza gli Elohim crearono l’Adamo». E se davvero fu Ninki, la sposa di Enki e madre di Marduk, l’origine dell’mtDNA di “Eva”, l’importanza attribuita al lignaggio sorella-sposa comincia ad acquistare un senso; poiché costituiva un ulteriore legame alle origini cosmiche dell’Uomo.
I testi sumeri affermano che mentre gli dèi conservarono la “Vita Eterna” per se stessi, concessero all’Umanità la “Saggezza”, una dose ulteriore di geni dell’intelligenza. L’addizionale contributo genetico, a nostro parere, è il soggetto di un testo che gli studiosi chiamano La Leggenda di Adapa.
Chiaramente identificato nel testo come un “Figlio di Eridu” – il
“centro di culto” di Ea/Enki nell’Eden – nello stesso testo veniva anche chiamato “il figlio di Ea”, un discendente, almeno a quanto suggeriscono altri dati, di Ea/Enki e di una donna che non era sua sposa. Per via di questo lignaggio, come anche di certe sue scelte e comportamenti, Adapa venne ricordato per generazioni come Il Più Saggio fra gli Uomini, con l’epiteto di Saggio di Eridu:
In quei giorni, in quegli anni,
il Saggio di Eridu, Ea creò
come modello per gli uomini.
Ampia intelligenza per lui perfezionò,
rivelando della Terra i disegni.
Diede a lui Saggezza;
ma Vita Eterna non gli diede.
Questo contrasto fra Fato e Destino ci riconduce al tempo in cui apparve l’Homo sapiens-sapiens. Anche Adapa, essendo il figlio di un dio, rivendicò l’immortalità. Dono che, come sappiamo dall’Epopea di Gilgamesh, poteva essere ottenuto solo ascendendo al cielo fino alla dimora degli Anunnaki; e questo fu ciò che Ea/Enki disse ad Adapa.
Irremovibile, Adapa chiese e ricevette da Enki la “mappa stradale” per raggiungere il luogo: «Fece sì che Adapa prendesse la via per il cielo, e al cielo egli ascese». Enki gli fornì precise istruzioni su come ottenere l’accesso alla stanza del trono di Anu; ma gli diede anche istruzioni completamente sbagliate su come comportarsi quando gli sarebbero stati offerti il Pane della Vita e l’Acqua della Vita. Se li accetti e ne prendi, Enki avvisò Adapa, sicuramente morirai! E, così sviato dal suo stesso padre, Adapa rifiutò il cibo e l’acqua degli dèi. E finì per soccombere al suo Destino di mortale.
Ma Adapa accettò un indumento che gli fu consegnato e lo indossò, e prese l’olio che gli venne offerto, e con esso si unse. Perciò, Anu dichiarò, Adapa sarebbe stato iniziato alla conoscenza segreta degli dèi. Gli mostrò la distesa celeste, «dall’orizzonte del cielo allo zenith del cielo».
Gli sarebbe stato concesso di far ritorno a Eridu sano e salvo, e là sarebbe stato iniziato dalla dea Ninkarrak ai segreti delle «infermità destinate all’Umanità, alle malattie che avrebbero influenzato il corpo dei mortali», e da lei avrebbe appreso come guarire tali afflizioni.
Qui sarebbe importante ricordare le bibliche rassicurazioni di Yahweh agli Israeliti nella distesa desolata del Sinai. Dopo aver vagato per tre giorni senz’acqua, raggiunsero una pozza la cui acqua non era potabile. Così Dio indicò a Mosè un certo albero e gli disse di gettarlo nell’acqua, e l’acqua divenne potabile.
E Yahweh disse agli Israeliti: se presterete orecchio ai miei
comandamenti, non vi colpirò con nessuno dei mali con cui ho afflitto l’Egitto; «Poiché io, Yahweh, sono colui che vi guarisce» (Esodo 15, 26).
La promessa di Yahweh di agire come il guaritore del suo popolo eletto è ripetuta in Esodo 23, 25, dove viene fatto specifico riferimento alla concessione del dono della maternità a una donna sterile. (Quella particolare promessa venne mantenuta nei confronti di Sara e di altre eroine della narrazione biblica.)
Dal momento che qui abbiamo a che fare con una divinità, è prudente supporre che si abbia a che fare anche con la guarigione genetica.
L’incidente con i Nefilim, che alla vigilia del Diluvio avevano scoperto di essere compatibili con le “Figlie di Adamo”, al punto da poter generare con loro dei figli, implica a sua volta la genetica.
Forse la conoscenza della genetica a scopo di guarigione fu concessa ad Adapa o ad altri semidei, o a iniziati. E se così fosse: come? Come poteva la complessità del codice genetico essere insegnata ai Terrestri di quell’epoca “primitiva”?.
La risposta, a nostro avviso, va cercata nelle lettere e nei numeri.
A cura di Universo7p